Racconti di Viaggi in Bicicletta – Coast2Coast Bike Tour https://www.coast2coast.it Mon, 19 Jun 2017 13:08:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.1 Viaggio in Islanda in bicicletta. PRIMA PARTE: come preparare un viaggio in solitaria in una terra ostile. https://www.coast2coast.it/viaggio-in-islanda-in-bicicletta/ https://www.coast2coast.it/viaggio-in-islanda-in-bicicletta/#comments Sat, 17 Jun 2017 16:53:43 +0000 https://www.coast2coast.it/?p=5565 L'articolo Viaggio in Islanda in bicicletta. PRIMA PARTE: come preparare un viaggio in solitaria in una terra ostile. proviene da Coast2Coast Bike Tour.

]]>

Testo e foto di Gabriele Tinghino

Il viaggio in Islanda in bicicletta in solitaria, come tutte le più grandi cose, nasce semplicemente da un sogno.

Nasce dalla voglia di mettersi in gioco e superare se stessi davanti alla natura cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie forze. La voglia di andare ancora una volta libero, senza la noia degli obblighi, immerso nella natura più selvaggia ed ostile mi ha reso euforico. Assaporare la libertà più assoluta, il primo obbiettivo di questo viaggio.

 

Ora vi racconto la mia esperienza, di come ho preparato il viaggio nell’isola del ghiaccio, di come mi sono preparato io, e come lo potete preparare voi.

I miei materiali di studio per la preparazione del viaggio: il libro Islanda della collana Marco Polo, editore EDT, e il web!

 

 

La genesi

Sei mesi di preparativi con e-mail, ricerche, telefonate e tanto altro. Allenamento fisico e preparazione e tutto ciò che sarebbe servito per affrontare il viaggio in Islanda ed essere in grado di superare qualsiasi ostacolo. Alla fine tutto, e dico tutto, è servito.

L’idea del viaggio in Islanda in bicicletta è nata a dicembre del 2015. Poi man mano ho iniziato a navigare su internet alla ricerca di tracciati, ma non ho trovato nulla. Ho iniziato a segnarmi tutti i punti, a crearmi il percorso nei ritagli di tempo. Non ho tracciato a priori delle tappe perché non potevo sapere quale sarebbe stata l’effettiva difficoltà del percorso: il dislivello era quasi nullo, tutti mi dicevano che la vera insidia sarebbe stata il vento. Pertanto nessuna tappa, ma obbiettivi tanti. Questi mi davano tanta carica. Obiettivi giornalieri che potevano essere waypoint oppure semplici obbiettivi come i chilometri da percorrere o un punto sulla mappa. Sapevo che nel periodo in cui sarei andato la notte era quasi inesistente e pertanto ho pensato che avrei potuto anche pedalare ininterrottamente fin quando non trovavo un riparo in camping o un alloggio di fortuna che fosse.

In effetti qualche volta ho pedalato anche fino alla mezzanotte ma anche se c’era luce le temperature scendevano notevolmente ma con esse calmava il vento e quindi pedalare diventava piacevole.

 

L’altimetria dell’itinerario del viaggio in Islanda, poco dislivello.

Fondamentale è stato scoprire il grado di difficoltà da affrontare per il viaggio in Islanda. E quale miglior modo di scoprirlo se non quello di chiedere a chi ha già vissuto questa esperienza? Nonostante i notevoli e numerosi contatti nessuno riesce però a girarmi un file GPX di un itinerario in Islanda.

Inizio la ricerca tra diversi tour operator. E qualcuno mi risponde così:

Ciao Gabriele,
secondo me pensare di fare un viaggio in Islanda in bicicletta è una pessima idea. Considerando il clima islandese è pressoché sicuro che in qualsiasi mese (anche estivo) troverai comunque dei giorni di brutto tempo, con pioggia vento e freddo che ti faranno amaramente rimpiangere il non essere in macchina (e anche in macchina rimpiangi il fatto di aver speso tanti soldi per poi non vedere nulla causa il brutto tempo). Per lo stesso motivo sconsiglio i camping. Inoltre strutture dove alloggiare a poco prezzo non esistono proprio. Quindi, il mio consiglio è di rinunciare al viaggio, almeno come lo stai pensando ora.

Questa mail, ad essere sincero, dapprima aveva smorzato il mio entusiasmo, ma dopo qualche giorno ho pensato che la sfida andava affrontata comunque cercando di prevedere ogni possibile inconveniente ed essere preparato su tutti i fronti: dalla preparazione fisica a quella psicologica, l’affidabilità della bici, gli attrezzi, l’equipaggiamento, i tracciati e gli obbiettivi. Per mesi ho pensato e ripensato: un misto di emozioni e paura. Provavo ad immaginare un eventuale problema e la relativa soluzione, sebbene con la certezza che l’imprevisto sarebbe stato dietro l’angolo. Non volevo partire sapendo di avere trascurato qualcosa. Acquisto pertanto un libro sull’Islanda e lo divoro: la cultura, la popolazione, il paesaggio, le attrazioni, il clima, i numeri utili, la cartina, il clima, usi e costumi e quant’altro (Islanda – Collana  Marco Polo – Edizione EDT) .

 

 

 

L’itinerario: il periplo dell’isola che ho tracciato per il mio viaggio in Islanda

 

Iniziamo dalla nostra pianificazione del viaggio in Islanda in bicicletta  in solitaria:

Per affrontare un viaggio in bici, anche in compagnia ma soprattutto in solitaria, la preparazione e la pianificazione è fondamentale: bisogna conoscere quali sono i propri limiti, fisici, mentali, pratici, meccanici e limiti di adattabilità climatici, ambientali, culturali e, fondamentale, agli imprevisti.

 

Pianificazione del tracciato

Per prima cosa ho navigato sul web alla ricerca di tutte quelle cose che desideravo i miei occhi vedessero almeno una volta nella mia vita. Nel mio viaggio in Islanda sono voluto andare per le cascate, i fiumi, i geiser, per l’oceano, le balene, i ghiacciai, per gli iceberg, il fuoco dei vulcani ed un famoso relitto di un DC 9 abbandonato su una spiaggia dell’oceano atlantico. Ho impiegato circa un mese del mio tempo libero per collezionare e selezionare tutte le informazioni che mi interessavano.

Successivamente ho scaricato le mappe dell’Islanda da openmtbmap con relative altimetrie.

Dalle foto ho individuato i nomi delle meraviglie e delle attrazioni e le ho riportate segnando i punti (waypoint) su Base Camp Garmin, e da lì ho realizzato il tracciato per poter raggiungere i vari punti. Inizialmente i punti segnati erano tantissimi, quindi ho dovuto fare una selezione di quelli meno raggiungibili in bici, sia per la distanza che per le condizioni meteo perché sarebbe stato oltre che molto difficoltoso, anche molto pericoloso in quanto troppo isolati ed in pieno deserto roccioso o di ghiaccio. Creata la traccia e la difficoltà presunta del viaggio si fa il biglietto per la partenza.

Prevedo 18 giorni di viaggio per 1600 km – che poi alla fine saranno invece 1900 Km.

Biglietto aereo “aperto” modificabile in caso di imprevisti, sia per l’andata che per il ritorno.

 

L’itinerario,  chilometri totali, il dislivelllo totale del viaggio in Islanda di Gabriele Tinghino

Pianificazione difficoltà dell’itinerario e dell’attrezzatura

Bisogna scoprire quali tracciati e quali difficoltà a livello di distanza ed altimetrie siamo abituati a percorrere e, sulla base delle esperienze precedenti, valutare la nostra capacità di ambientazione alle varie condizioni meteorologiche.

Se durante le nostre normali escursioni precedenti non abbiamo mai superato ad esempio i 2000 mt di dislivello positivo (la somma di tutti i dislivelli in salita) bisognerebbe pianificare un viaggio che non superi mai una difficoltà giornaliera superiore a 2000 mt di dislivello, considerando anche il fatto che il carico dei bagagli aumenta lo sforzo fisico. Un viaggio in bici di più giorni mette a dura prova il nostro stato mentale e fisico e pertanto la pianificazione deve tenerne conto, se si vuole portare a termine il viaggio, questi elementi. Esagerare potrebbe farvi anticipare il rientro a casa. Per questo è fondamentale nel creare l’itinerario pianificare attentamente la distanza e l’altimetria e sperli amalgamare con le dovute proporzioni: più lunghezza, meno dislivello e viceversa.

Conoscere il tracciato è fondamentale anche nella scelta del mezzo: il tipo di bici e delle coperture gioca un ruolo fondamentale sulla difficoltà: ruote tassellate e con impronta grande (2,2” in su) per strade asfaltate fanno perdere solo velocità ed energie; al contrario ruote non tassellate (slick) e con impronta stretta su strade sterrate potrebbero crearvi problemi di stabilità o forature. Cercate sempre un giusto compromesso per i fondi stradali che andrete ad affrontare.

Nel viaggio in Islanda avrei dovuto affrontare sia asfalto che sterrati e pertanto la scelta è ricaduta su una bici 29” con copertoni da 2.1” da fuoristrada non troppo pesanti e abbastanza scorrevoli, quindi con tasselli bassi e radi (Scwalbe Racing Ralph sia anteriore che posteriore).

 

 

Preparazione della bici equipaggiata per il viaggio.

Preparazione atletica

Il mio allenamento è rimasto quello di sempre, non ho fatto niente di più di quanto abbia sempre fatto.

Ho mantenuto senza interruzione le mie uscite settimanali, due uscite con una media di 1000/1500 a volte 2000 mt di dislivello ad uscita, e una, due lezioni di spinning a settimana.

In ogni caso contrariamente a quello che si immagina, per fare del cicloturismo non occorre essere dei campioni: allenamento normale. Io ho visto che dopo 2/3 giorni consecutivi di pedalata nel viaggio in Islanda, m anche negli altri viaggi, il corpo reagisce e si abitua allo sforzo e inizia a pompare adrenalina.

Iniziare a pedalare la mattina è dura ma poi man mano vai che è una meraviglia.

Ho avuto qualche problema fisico alle ginocchia. Dolori atroci dopo 5 giorni.

Fasce ed antidolorifici non facevano nulla. Poi mi sono messo in pantaloncini ed ho pedalato con ginocchia scoperte. Il freddo ed il vento hanno alleviato in modo naturale e notevolmente il dolore. Non avevo scelta. Avevo paura di chiamare l’ortopedico, mi avrebbe detto di rientrare.

Qualche altro problema fisico l’ho avuto perché ho bevuto acqua di fiume e questo mi ha causato dissenteria: bruttissimo ma alla fine dopo 2 giorni è passato tutto naturalmente sulle due ruote.

 

Imballaggio e bici pronta per la spedizione in aereo.

 

Condizioni meteorologiche

Il meteo assume un ruolo fondamentale in ogni tipo di sport all’aperto. Immaginate per un viaggio in Islanda in bicicletta e in solitaria… Conoscere le condizioni meteo del luogo che si vuole visitare e la variabilità nel periodo interessato è di vitale importanza. Le temperature, l’umidità, il vento, la variabilità del clima e le ore di luce potrebbero essere un ostacolo e aumentare il livello di difficoltà in modo esponenziale. E’ indispensabile conoscere per potere prevedere così da non farsi trovare impreparati di fronte a qualsiasi condizione climatica si possa incontrare.

Dal clima che affronteremo dipenderà anche il peso del nostro equipaggiamento. Peso che influisce sullo sforzo fisico e sulla stabilità della bici. Pertanto bisogna valutare bene cosa portare, sempre tenendo in considerazione che caricarsi in bici troppo o “tutto” potrebbe aumentare il grado di difficoltà. Sul clima islandese ho letto tantissimo ed ero consapevole che la battaglia sarebbe stata contro il vento, raffiche di vento e pioggia; non in maniera particolare sulle basse temperature. Da evitare assolutamente “l’effetto vela” dei bagagli, scegliendo qualcosa che renda il più aerodinamico possibile il mezzo. Pertanto la scelta si è basata su un equipaggiamento non troppo pesante ma impermeabile e che in condizioni particolari avrebbero potuto anche proteggermi dal freddo indossando più maglie termiche.

Pedalare con raffiche di vento e pioggia è stata un’esperienza unica: non ero quasi mai bagnato perché l’effetto combinato di pioggia e vento faceva in modo che stessi sempre asciutto! Equipaggiamento tecnico di altissima qualità permette di avere una protezione dalla pioggia ma contemporaneamente espellere il sudore fuori. Essere protetti dalla pioggia e sudare dentro non è il massimo, le discese e il vento potrebbero farti letteralmente gelare.

 

Anche se le condizioni climatiche in Islanda sono molto difficili, in estate qualche bella giornata si incontra, ed è paradiso!

 

 

Pericoli del viaggio in Islanda

 Il pericolo maggiore è stato affrontare le raffiche di vento frontali e laterali. Quelle laterali mi buttavano molte volte verso la corsia centrale con rischi elevati. Altre volte al passare di mezzi pesanti il vento andava via per poi scaraventarmi sulla strada. È stata una vera battaglia quella contro il vento. Vento che però nella parte est dell’Islanda  è stato più clemente e nella parte  nord alcune volte a favore. I primi 2 giorni sono stati I più terribili. Raffiche di vento, pioggia e nebbia.

Chi si prepara ad un viaggio in Islanda in bicicletta deve mettere in conto che deve lottare contro il vento, pedalare anche in discesa e ad ogni camion o auto che ti sorpassa è un incubo, soprattutto quando il vento è laterale: appena passa il camion ti manca il vento per 1 secondo e poi arriva e ti proietta a terra.

Il primo giorno mi sono perso perché ho sbagliato a seguire il tracciato con il Garmin 800 (che sconsiglio a chiunque). Poi con la traccia caricata sul telefono ho ripreso il percorso. Mi sono ritrovato in un deserto di lava con odori di zolfo e vento, pioggia e nebbia. Insomma non è stato un bel benvenuto. Quindi, utilizzate un buon attrezzo GPS ed evitate quelli sportivi.

 

Preparazione mentale e pratica.

Quello che purtroppo si trascura è la preparazione mentale al viaggio in bici. La prima cosa che cede alle difficoltà e agli imprevisti è la mente, non il corpo. La prima cosa da fare è non sottovalutare nulla. Un po’ di paura non fa male e aiuta a prevedere l’imprevisto… anche se serve una sana dose di follia. Pensare, pensare e leggere. Leggere, e per ogni difficoltà presunta creare una soluzione mentale o pratica.

Conoscere l’imprevisto è vitale. Qualcuno direbbe: ma allora non è un imprevisto. Vero: in un viaggio perfetto non ci sono imprevisti! E se mai dovessero esserci, ci affidiamo alla nostra capacità di adattamento e di soluzione. Senza una giusta preparazione meglio rimanere a casa. Capita spesso di dover affrontare delle difficoltà che non hanno una soluzione.

In Islanda ad esempio, “l’imprevisto previsto” è stato pedalare controvento per giorni interi o pedalare con raffiche di vento laterali che rischiavano di buttarmi al centro della corsia o fuori strada, pedalare con la nebbia fittissima..etc.. Ero sicuro che avevo preso tutte le precauzioni, dalle luci ai bagagli. Mi sono detto spesso che quello che era nelle mie possibilità di previsione lo avevo fatto. Conoscere a volte è sufficiente a darti la forza di andare avanti e superare l’ostacolo.

 

Strade nel nulla e deserte, freddo, pioggia e vento: “aspettatevi l’inaspettato”.

 

Ma a quali cose bisogna pensare?

  1. Bisogna pensare all’equipaggiamento perfetto ed all’equipaggiamento di emergenza ed a cosa portare per la propria sicurezza ed incolumità come ad esempio un fischietto, un coltellino, un accendino, un telo termico etc..
  2.  Pensare alla riparazione della bici. Portare tutti gli attrezzi per la riparazione della bici ed essere soprattutto in grado di riparare qualsiasi cosa autonomamente. Se avete una bici con freni idraulici e non sapete ripararli meglio una bici con freni a pattini. Se avete una bici con copertoni toubless e non siete in grado di smontare le valvole meglio una bici con camera d’aria, etc.. Per la catena è diverso: non si può fare a meno della catena. Imparate a riparla prima del viaggio perché è fondamentale.
  3. La bici. Ognuno dovrebbe portare la propria bici perché è quella che si conosce ed è quella più adatta noi. Qualsiasi irregolarità sul mezzo sarà pagata a caro prezzo sia dal punto di vista fisico che mentale e meccanico. Non partire mai con la bici appena riparata o con componenti nuovi e senza averla mai provata. Prima della partenza affrontare un piccolo viaggio o un tracciato con delle difficoltà simili a quelle che pensate di affrontare e con la bici carica e nelle stesse condizioni meccaniche.
  4. Evitate di portare Zaini o carichi sulle spalle perché appesantiscono il viaggio. Nella cultura del ciclo viaggiatore meglio un portapacchi montato dietro la bici e viaggiare più comodi.
  5. Gli integratori alimentari ed ai medicinali per affrontare malanni. Nei miei viaggi porto sempre qualcosa per contrastare diarrea, vomito, dolori muscolari ed antinfiammatori; creme per la protezione solare e dei glutei, spray per la sinusite, cortisone e qualcosa per abbassare la febbre. Ognuno dovrebbe conoscere bene il proprio corpo e portare con sé tutto il necessario. I farmaci non pesano tantissimo e non vale la pena trascurare la loro importanza. Badate bene però a tenerli in contenitori che non ne alterano le proprietà.
  6. Vestiario per la notte e di emergenza. Qualcosa per poterli lavare e per la nostra igiene personale. Spazzolino, dentifricio senza esagerare nelle quantità e nei volumi. Qualsiasi eccesso nel peso sarà un ostacolo alla buona riuscita del viaggio soprattutto se non necessario.
  7. GPS con protezione stagna, telefono e cartina plastificata: portare sempre con se il proprio telefono ed il GPS. Il tracciato del viaggio va caricato sul proprio GPS e sul proprio telefono. Il GPS dovrebbe essere con le batterie tradizionali per evitare di rimanerne senza in mancanza di corrente. Capita spesso di doversi fermare e dormire in tenda e non avere punti di allaccio per la ricarica. Rimanere senza GPS è da evitare assolutamente. Sul dispositivo GPS avete la traccia e le altimetrie e riuscirete a prevedere le salite e la difficoltà del percorso rimanente. Ma bisogna anche prevedere una carica di riserva. Un powerbank, un accumulatore in grado di darvi comunque una autonomia sufficiente per almeno 2 giorni. In Islanda ho portato un accumulatore in grado di dare autonomia al GPS ed al telefono per 3 giorni consecutivi.
  8. Soluzioni di emergenza quali mezzi di trasporto alternativi, alloggi alternativi e soluzioni che in caso di problemi fisici, mentali e di resa possono aiutarvi a riportarvi a casa soprattutto, se siete da soli.

 

Il viaggio in Islanda in solitaria è pieno di momenti di riflessione…

Incidenti e malori

Prevedere e pensare a tutto vuol dire pensare però anche al peggio. E’ fondamentale prima della partenza avvisare amici e parenti sul viaggio che volete affrontare. Lasciare la traccia in formati leggibili a qualche amico ed avvisare sempre l’ambasciata del paese dove andrete.

Scaricare sul telefono delle app indispensabili in caso di incidenti e malori. In base al paese scegliate come poter fronteggiare le emergenze di questo tipo soprattutto se siete da soli. Dotarsi eventualmente di un localizzatore GPS che vi permette di inviare messaggi ed essere facilmente individuabili.

Lasciate sempre il telefono con numeri ICE a portata di mano.

 

Assicurazione

Prima di ogni viaggio è indispensabile avere una assicurazione (ad esempio Totalsport) che copre qualsiasi infortunio durante le attività sportive, o per operazioni chirurgiche importanti.: queste assicurazioni proteggono e fanno fronte a qualsiasi imprevisto.

Con l’assistenza medica internazionale 24 ore su 24, non importa in quale parte del mondo ti trovi o che ora sia, avrai sempre un professionista a tua disposizione e fino a € 200.000 di spese mediche di base, questa somma è ampliabile secondo le tue necessità. Sono incluse tutte le prove mediche prescritte (risonanza, TAC, ecografie, ecc.), rimpatrio o trasporto sanitario, Insomma, il ritorno a casa è garantito, con copertura per l’assicurato principale e fino a due compagni di viaggio pagati!

 

Bene. Se avete pensato a tutto questo ci sarà una cosa che nessuno probabilmente vi ha mai detto: riceverete incoraggiamenti da tutte le persone che incontrerete! Dai passanti agli automobilisti e dagli amici. Questo inciderà positivamente sullo stato d’animo soprattutto se sarete da soli come il viaggio che ho affrontato in Islanda e che vi racconterò nella II Parte!

 

Natura libera di esprimersi…

 

 

LISTA EQUIPAGGIAMENTO

La lista delle cose che mi sono portato appresso

3 maglie termiche

1 Pantaloncini mtb

1 intimo con fondello

1 pantalone lungo con fondello

1 calzamaglia termica

3 paia calze termiche

1 Intimo per la notte

2 Magliettine mtb manica corta

Giacca smanicata leggera antivento

1 pantalone impermeabile lungo

1 giacca impermeabile lungo

1 fascia per occhi (notte)

1 coppia di tappi per orecchie

1 bandana Buff griffata Coast2Coast

1 giubbotto traspirante per mtb

1 giubbotto termico/impermeabile per viaggio e sera

1 pantalone per viaggio e sera.

1 pantalone

Spazzolino e dentifricio da viaggio

Ciabatte plastica

Casco

Occhiali con lenti intercambiabili

Occhiali  antipioggia protettivi avvolgenti

Guanti pesanti

2 Fasce per dolori ginocchia

Cuffie per musica

Power bank da 46.000 ma

Cavetti vari ed adattatori

1 torcia per mtb

2 segnalatore piccoli a led

Batterie stilo

Batterie a bottone

Fascia cardio e batterie di ricambio

GPS Garmin 800

Smartphone e custodia stagna

Attacco manubrio per smartphone

Coltellino multiuso

Accendino

Fischietto

Telo termico di emergenza

Salviette umidificate

Sapone.

Accappatoio microfibra

Asciugamano piccola microfibra

Crema solare

Nivea crema

Antinfiammatori

Sali minerali

Bustine di zucchero

Cortisone

Spray per sinusite

Vari medicinali personali

2 falsa maglia per catena

1camera d’aria

1 bomboletta ripara e gonfia

Pompa

Valvola per cerchio tubelles

Chiave per valvola tubelles

Kit riparazione

2 rotoli nastro isolante

20 fascette lunghe da elettricista

Kit chiavi esagonali e smagliacatene

Go pro.

Macchina fotografica

2 Caricabatterie

Olio per catena

Spazzolino per pulizia catena

3 mt spago robusto

Sacco a pelo.

Cuscino gonfiabile

Copertura impermeabile per borse bike

Borsa anteriore bike

Libro Islanda

Cartina Islanda impermeabile

Penna

Telefonino di riserva piccolo

Schede SD varie

1 Pen Drive.

Portapacchi con catarifrangente

Scarponcino trekking con attacchi pedali

Copriscarpa impermeabili

Bancomat

Carta credito

Carta identità

Patente

L'articolo Viaggio in Islanda in bicicletta. PRIMA PARTE: come preparare un viaggio in solitaria in una terra ostile. proviene da Coast2Coast Bike Tour.

]]>
https://www.coast2coast.it/viaggio-in-islanda-in-bicicletta/feed/ 8
Coast2Coast Marocco Mountain Bike Enduro Tour https://www.coast2coast.it/marocco-mountain-bike-enduro-tour/ https://www.coast2coast.it/marocco-mountain-bike-enduro-tour/#comments Tue, 16 May 2017 17:49:12 +0000 https://www.coast2coast.it/?p=4891 Il […]

L'articolo Coast2Coast Marocco Mountain Bike Enduro Tour proviene da Coast2Coast Bike Tour.

]]>
Il racconto di 3 esaltanti giorni di Enduro in Marocco: discese, e qualche salita, sull’Alto Atlas.

Testo e foto di Alessandro Tedesco©

 

Se non siete mai stati in Marocco, bé, dovrete rifuggire dagli stereotipi che la vostra memoria ha potuto registrare, questo paese è quanto di più vario e stupefacente possiate vedere: le montagne, il verde, l’acqua, i canyon, le grandi vallate, le piantagioni, i pascoli…

E la gente, sempre infinitamente cordiale.

 

Alessandro indica il punto da dove siamo partiti: una discesa in single track naturale tutto tra la macchia mediterranea!

 

Sono arrivato due giorni prima a Marrakech, ci sono stato già più volte, e sono innamorato di questo paese, così desidero sempre un contatto intimo con i luoghi e tutto ciò che li abita. Solo, mi attrezzo di macchina fotografica, bottiglia d’acqua e mi inoltro per i souk. Niente è più appagante che immergersi soli nella quotidianità di una città come Marrakech, dove la vita sembra frenetica ma so che è apparenza. Solo un seducente caos: bici, bancarelle, muli che trascinano carrette, motorini improvvisati, scooter improbabili, donne in burqa e l’amica bionda dal tacco 15, musicisti, saltimbanchi e maghi, incantatori e giocolieri, nullafacenti, elemosinanti, rabdomanti, manichini invalidi, commercianti assopiti, cartomanti, amanti, lestofanti, teatranti, bambini e bambine pronipoti di anime vendute in Piazza Jamaa al Fnaa, trafficanti d’armi e spie, mercenari e gigolò e ogni sorta di essere umano che mi godo solitario in una realtà feconda di immaginario, seduto ad un tavolino piazzato su un crocevia, sorseggiando un tè verde. E’ un altro pianeta, quello di Tatooine, dove regna il fascino strampalato de La Cantina di Mos Eisli, il pub multietnico di Guerre Stellari… E mai potrei godermi tutto questo se non fossi io, solo.

 

Primo giorno

Ore 9; più o meno… Tra montaggi e smontaggi di bici, messe a punto, carico bagagli e… Appello, riusciamo a partire con solo 2 ore di ritardo: è una conquista! Carichiamo le borse sulle due Toyota offroad e partiamo dall’Hotel Les Trois Palmieres, al centro di Marrakech, per il breve transfer su per l’Alto Atlas: destinazione Azgour sul Jebel Timerrhit a 1900 metri slm. Naturalmente non poteva mancare la Gendarmerie Royale, che in Marocco non appena vede turisti sembra adocchiare il pollo e loro, fiscali, approfittano di noi ignari italiani che non usano le fastidiose cinture di sicurezza: sono 200 dihram a sostegno delle Istituzioni marocchine! In due ore raggiungiamo il punto di partenza, ci accoglie una bella nebbiolina e una frizzante arietta fresca… Il gruppo freme, siamo in 10 provenienti da tutta l’Italia: Sanremo, Bologna, Roma, Venezia e in due dalla Sicilia. Lungo il viaggio facciamo una breve sosta a Amizmiz dove rimaniamo affascinati dai bagni pubblici e le modalità di utilizzo dei secchielli colorati e del lavaggio dei piedi: si lasciano le scarpe all’ingresso e si provvede col secchiello alla pulizia degli spazi utilizzati!

Il gruppo alla partenza da Marrakesh

Giusto adiacente ai bagni, il mattatoio pubblico…

Raggiunta la periferia di Azgour, parcheggiamo su un piccolo promontorio, e dopo una breve pedalata e ci troviamo dentro una nuvola pazzesca: fine maggio, freddo e pioggia! Cavoli, ma siamo in Marocco? Eh sì, ci troviamo in alta montagna, sopra i 2000 metri, dobbiamo farcene una ragione. Il fondo è tutto pietra e sotto di noi si aprono immensi canyon su fiumi che scorrono pieni d’acqua. Il freddo non facilità i movimenti, le articolazioni sono arrugginite dal lungo viaggio dal continente europeo e gli stop sono frequenti perché il fondo è reso scivoloso dalla pioggia e la visibilità ridotta dalla nebbia, la bellezza dei posti è però assai percepibile: solo singletrack a mezzacosta! Meraviglia. Con Alessandro sono continue imprecazioni, la mancanza del sole non ci permette di scattare foto come si deve, ci tentiamo comunque, mentre il gruppo si ricompatta azzardiamo ipotesi di luce così da potere immortalare questi canyon, gli strapiombi su cui stiamo pedalando!

Perdendo quota l’aria diventa sempre più calda e arrivati a circa 1000 metri dopo 15 km di discesa ci fermiamo a Tanagolt dove ci aspetta una bella tavolata con tajin di carne, e per i vegetariani solo verdure!

Tra pollo, montone e verdure, e acido lattico in quantità nei muscoli, non ho più la forza di continuare a raidare: c’è la risalita con i mezzi ed altri 15 km di discesa; io e Andrea, il romano del gruppo, rinunciamo. Ci fermiamo in una terrazza sul canyon, un posto molto new age con cuscini dovunque, tende, musichetta cool e signore crucche che si prendono il tè, leggono e approfittano del tiepido sole per abbronzarsi! E non ce ne pentiamo…

Prima giornata chiusa con più di 30 km raidati su 2 itinerari diversi.

 

 

Un single track mezzacosta che ci ha catapultati in un torrente paradisiaco
Il Torrente paradisicaco

La sera siamo al Centro Alpino Francese di Okaimedem, un rifugio a quota 2600 metri!!! Questo è uno dei principali Ski Resort del continente africano, non è che siano tanti… Diciamo che oltre Okaimedem in Marocco c’è Ifrane, poi nient’altro in Nord Africa, se non qualcosa di approssimativo. E lì c’è il Monte Toubkal, con i suoi 4163 metri, che ci osserva e ci attende!

A cena ovviamente è divertimento puro, in sostanza la continuazione della giornata: tiene sempre banco il nostro amico Ciccio con le sue osservazioni tipo: “laggiù in fondo quasi quasi si vede il mare”, oppure, “lui sotomizza e poi sta male”..!

Il dopo cena si è abbastanza stanchi, il primo giorno è stato solo di ambientamento; si rivedono le foto nella lounge, si comunica con l’Italia; e quando la mezzanotte si avvicina… siamo “vittime” di un’orda di ragazzini vestiti e tirati a puntino: è una scolaresca francese in gita che si esibisce in una sorta di festa/cerimonia di debutto in società: musica a palla e, due palle..!

Si dorme poco, mi faccio un giro al piano terra dove posso usare il uì-fi (Wi-Fi) e a notte fonda conosco un altro sonnambulo che stava ascoltando House, Tribal da Youtube! Facciamo amicizia e iniziamo a scambiarci pareri e dritte sulla musica house…

Sono le 4, sarebbe meglio che io dorma un paio d’ore…

La discesa sulla terra rossa

 

Attraversiamo il Fiume da Tanagolt

Secondo giorno

Raggi di sole tiepidi ed una bella luce bianca ci fanno sperare in una giornata calda e comunque senza pioggia. Bé, senza pioggia sì, ma caldo… Alle 9 stiamo congelando, le mani non le sentiamo e pedalare è l’unica cosa che ci da sollievo! Sono un paio di chilometri di asfalto e poi entriamo nella riserva del Monte Toubkal. L’attrazione della giornata sono le mie scarpe: la suola si è aperta completamente e sono stato costretto a sistemarle cono il nastro da imballaggio messo fortunatamente a disposizione dalla Premiata Ditta Ceramiche Caruana!!!

Iniziamo la discesa su fondo tutto pietre, è una goduria: il sole finalmente riscalda i muscoli e finalmente loro rispondono a dovere! Reduan, la nostra guida local, ha manico da vendere e scende a manetta seguito dai bolognesi, io con Alessandro e i sanremesi ci tratteniamo sempre in coda per spararci raffiche di foto e farci quattro risate e poi fiondarci giù a ruota uno dietro l’altro a fare i “love train”! Che goduria!!! Il fondo ora è compatto, si entra in un bosco fittissimo e poi vegetazione mediterranea, poco dopo siamo dentro un villaggio che percorriamo in discesa tra le abitazioni e i saluti festeggianti dei locals. Oggi con il sole è divertimento puro, ogni tanto si pedala per riprendere il sentiero in discesa, e quando il ritmo sui tobogan naturali tra la macchia mediterranea diventa tremendamente flow, allora andiamo in estasi.

Per pranzo ci fermiamo in una casa nei pressi del villaggio di Imarin e

Ciccio non fa che magnificare i tobogan, dei sentieri appena percorsi che per lui diventano “tobolof” o “tobokof”..! Pranziamo con un ottimo couscous e il solito tè verde; non c’è tregua per noi che alle battute di Ciccio – ma sono battute? – oramai ride pure la nostra guida marocchina!

Continuiamo la nostra raidata in una zona dall’aspetto lunare: grandi calanchi provocati dalle eruzioni e colate vulcaniche e “tobolof”, canyon e dossi immensi uno dopo l’altro a mai finire. Siamo nella Valle di Ourika, arriviamo nel villaggio a 500 metri di altitudine felici come mai, oggi è stata una splendida giornata! Ci attendono i 4×4, risaliamo al CAF.

Pausa tè in casa di berberi

 

Single track su un versante vulcanico

Terzo giorno

Oggi è la giornata di ride più lunga, sono 42 chilometri di cui 35 in discesa! E’ l’ultimo giorno, i ragazzi se lo vogliono godere tutto. Questa mattina sembra meglio di ieri, e ne approfittiamo per fare delle foto in quota e perdere più tempo del dovuto… Io e Alessandro non ci facciamo scappare nulla: se sfugge uno scatto a me, è sicuro che non sfugge a lui e viceversa! Ma è un piacere cogliere l’attimo in cui raida Alessandro o Stevie: perfetti biker modelli. La nebbiolina del mattino non si dirada facilmente, ma oggi va tutto bene! Si provano subito due salti su una pietraia spettacolare ripresi da Ale e poi giù a velocità. Oggi siamo proprio sciolti e i singletrack a mezzacosta li percorriamo come treni su rotaie! Spettacolo puro passare da pietraie a bosco, tra i greggi di pecore e poi dentro i villaggi, tra le case, i gallinai, gli ovili e gli orti, tra le persone e i bambini che ti fermano e chiedono “uosc labas” (come va?) e si divertono a vederci andare in bici vestiti così..! Raggiungiamo il villaggio di Ihlwan, solito lunch in casa di locals, ma prima di sederci al desco, proviamo a fare un paio di salti dal pianerottolo di ingresso dell’abitazione del nostro ospite marocchino, che impassibile ci osserva con sguardo sarcastico: insciallah!

La ripartenza è dura, anche perché noi che abbiamo continuato a fare gli scemi siamo tutti sudati fradici, così per non prendermi un malanno mi spoglio e mi vesto con la Jallabba… Il finale della giornata è attraverso i campi di orzo, che percorriamo sfuggendo alle grida del contadino: Allah ykhasserlek erruaed ! Kleb!!! (Trad: Che Iddio vi faccia rompere tutti i raggi della bici! Disgraziati!)

Un Single track da favola tra le spighe, un fiume d’oro che attraversiamo sfuggendo alle maledizioni del contadino con un sorriso che va da un orecchio all’altro. Mi tuffo in quel fiume per riprendere con la macchina fotografica i biker che stanno arrivando così che Ale per poco non fa un tre-e-sessanta appena mi vede spuntare fuori! Sono più di 30 i chilometri percorsi, siamo al termine, manca ormai poco. A questo punto decidiamo che è obbligatorio indossare la Jallabba e scendere gli ultimi pochi chilometri rendendo onore al Marocco. E così fu! Certo, consiglio a nessuno di farsi venire la malsana idea di andare in bici con tale indumento: mi si è impigliato nella guarnitura e mi stavo spaccando la gamba! Sono bastati pochi metri, giusto per la foto ricordo!

Un altro splendido single track tra le spighe di orzo

 

Passaggio tra le abitazioni e gli orti a terrazza dei berberi

Arriviamo alle pianure di Ourika, e qui termina il nostro viaggio in bici! Si torna a Marrakech, dove qualcuno starà qualche giorno in più per visitare questa splendida città, tutti convinti di ritornare ancora su queste montagne e spendere qualche giorno in più che un fine settimana.

Io torno a vestire i miei panni da esploratore solitario e a mescolarmi tra la folla della medina, e con quelle poche parole di arabo che ho imparato stupire i marocchini che non mi vedono più come un intruso, anche se l’abbigliamento tradisce la mia condizione, ma piuttosto una persona curiosa che desta curiosità.

Il Marocco è una miniera di sentimenti e colori la cui nostalgia ti avvolge non appena lasci queste terre: l’istinto mi porta tra questa gente, questi sentieri, in queste montagne, nelle sabbie di questo deserto e mi costringe a tornare. Solo e in compagnia.

Marocco Enduro Tour

 

L'articolo Coast2Coast Marocco Mountain Bike Enduro Tour proviene da Coast2Coast Bike Tour.

]]>
https://www.coast2coast.it/marocco-mountain-bike-enduro-tour/feed/ 3
Coast2Coast Epic Mountain Bike Tour Marocco: dall’Atlas al Sahara https://www.coast2coast.it/coast2coast-epic-mountain-bike-tour-marocco-atlas-sahara/ https://www.coast2coast.it/coast2coast-epic-mountain-bike-tour-marocco-atlas-sahara/#respond Thu, 11 May 2017 12:57:27 +0000 https://www.coast2coast.it/?p=4893 L'articolo Coast2Coast Epic Mountain Bike Tour Marocco: dall’Atlas al Sahara proviene da Coast2Coast Bike Tour.

]]>

Nei tempi antichi Atlante era un Dio greco che viveva nel Mare Mediterraneo; era un titano che si batteva contro altri giganti e un giorno, dopo aver perso un’importante battaglia, andó a nascondersi sulle sponde dell’Africa: quando si distese per dormire, posó la testa in Tunisia e allungó i piedi fino a Marrakesh.
Il letto era cosí comodo che non si sveglió mai piú e diventó montagna. La neve visitava Atlante regolarmente ogni anno per mesi e lui pareva felice di sentirsi i piedi bloccati nella sabbia del deserto e ammiccava ai passanti la sua regale prigionia.

Il gruppo della Coast2Coast Marocco Epic XC Tour 2013

Il viaggio

Attraversare questi posti ci ha restituito la magia di questa leggenda.

Il 16 Novembre abbiamo terminato il Coast2Coast Marocco, qui tra l’Atlante e il deserto del Sahara ad ammirare questa terra meravigliosa piena di sorprese, di meraviglie, di vita, di storia. Diciotto biker a pedalare, due fuoristrada, su cui viaggiavano le “non biker” (le compagne di due biker) e non (ci alternavamo io e Franco e lo “stanco” di turno) e Hassan, il nostro local partner “guida di montagna”, e il furgone che trasportava la cucina da campo e i bagagli, dal nord al sud del Marocco.
Siamo passati da scenari totalmente desertici a giardini dell’Eden, da immensi massicci di pietra basaltica, frutto di eruzioni vulcaniche preistoriche a fiumi che attraversano prati verdissimi.
Venire in Marocco é lasciarci l’anima, t’incanta, ti possiede.
Spazi sconfinati dove si accavallano immagini di territori diversi: ora ti sembra l’Arizona, ora il Kenya, poi ti sembra di stare sulla Luna, fuori dal mondo…
Siamo arrivati fin verso sud, verso il deserto: Zagora, il crocevia del Marocco ai margini del Sahara, paese ricchissimo, una metropoli nel deserto. Poi, ancora piú a sud fin dentro l’Africa intensa fatta solo di sabbia, fango e paglia, quella di Ait Isfoul, lì dove inizia il Sahara e dove ancora palmeti e orti declamano vita.

La prima tappa

Il nostro viaggio è partito da Marrakech, giorno 9 Novembre; la mattina, recuperati gli ultimi arrivati all’aeroporto e fatto un pranzetto veloce, alle 2 locali, caricate bici e bagali sui fuoristrada e sul furgone, si è partiti: prima tappa transfer per Ourzazate sull’Atlas, 1200 mt slm, la Cinecittà marocchina.

 

Il deserto di pietra: la Valle di Dades

La seconda tappa

La mattina presto nuovo transfer di 30 km fino a Toundout, poi in bici per 72 km attraverso il deserto di pietra, la Valle del Dades per arrivare a Boutghrar. L’impatto con il Marocco in bici è stato immediatamente affascinante: la grande distesa del deserto di pietra, gli altissimi Jebel i massicci che accompagnano sempre l’orizzonte, i fiumi, oued, che abbiamo attraversato, i giardini, lasciano tutti stupiti.

 

La terza tappa

Il giorno successivo pedaliamo verso le vette dell’Atlas del sud. Ci dirigiamo attraverso la pista di Tagdlite, un piccolo villaggio ai piedi del Jebel Saghro, per iniziare la scalata al passo di Tazazert fino a 2400 mt. Una lunga salita che ci ha portato sul tetto del Marocco, una distesa a perdita d’occhio di orli dei massicci uno dietro l’altro, a schiera. Uno scenario che ti riporta indietro di millenni e millenni. Una discesa di 15 km ha poi chiuso la nostra giornata in bici: abbiamo raggiunto Do Bab Alì dove restiamo ospiti tra stanze e tende in un Auberge solitario in mezzo al nulla.

 

Gli altissimi Jebel i massicci che accompagnano sempre l’orizzonte

La quarta tappa

La quarta tappa è tutta in quota, si arriva a N’Koub dopo solo 43 km attraversando tutto il Jebel Saghro, la Valle del Sittie tra splendidi giardini, gole e picchi rocciosi che tanto assomigliano ai panorami dell’Arizona, dello Utah del Sud-Ovest degli USA. Una sorpresa per tutti, una meraviglia che ci lasciava spiazzati chilometro dopo chilometro. Siamo presto nell’albergo della nostra meta e il pomeriggio è un relax per il gruppo che ne approfitta chi per fare un giro nel paese chi per fare un “hamman”, la sauna marocchina. Ci avviciniamo al deserto e il fondo si fa misto a sabbia, pietra e sabbia.

 

Si arriva a N’Koub dopo solo 43 km attraversando tutto il Jebel Saghro

 

La quinta tappa

La successiva meta è Zagora, il crocevia al sud per il Sahara, una città ricchissima nella Valle del Draa, attraversata dal fiume M’hamid, che ci accoglie con il suo immenso palmeto da datteri. Alcuni dei partecipanti, stanchi di tajine e couscous e inorriditi dagli scotti spaghetti serviti in bianco nella mafaradda (il piatto basso e largo) e il sugo a parte sono scappati in città alla ricerca di una pizza… Un territorio per conoscerlo devi gustarlo, così l’altra metà del gruppo si accontenta e ripulisce il sugo a scarpetta..!

 

 

La sesta tappa

L’ultima tappa è una lunga avventura tra deserto, canyon, e palmeti: il gruppo si separa, la lettura del gps viene interpretata piuttosto che letta: la troppa sicurezza. Una piccola parte del gruppo di biker taglia per giardini e piantagioni di palme, il resto del gruppo attraverso i villaggi arriva nella nostra oasi del deserto: Ait Isfoul. Quella che abbiamo visto in questa tappa è un’Africa selvaggia, fatta di poche cose: un susseguirsi di note silenziose che prendono forma con fango e paglia, e di pozzi d’acqua nel nulla, di ruderi, di oued, di dune, di kasbah… E di villaggi piccoli e grandi, pieni di vita, con rigogliosi giardini coltivati a palme da dattero e ortaggi. E poi, la notte nella tenda sotto milioni di stelle.

 

 

Il ritorno a Marrakech

L’indomani mattina, colazione ai piedi di un’alba fantastica orlata di immense dune di sabbia. Un lungo viaggio in minibus ci ha riportato a Marrakech. I ricordi di tutti i partecipanti sono un loop di immagini di paesaggi incredibili, di bambini scalzi che ti inseguono chiedendoti “bon bon” e “stylo”, dei fiumi, degli immensi palmeti, di pedalate al centro di crateri millenari dal diametro di di chilometri a decine e decine, dei villaggi che la stessa Terra ha edificato, dei prosperi stupefacenti giardini nel deserto, delle rocce rosse come fosse Arizona, del mercato a Tamegroute…

E poi, l’ultima sera a Marrakech. La piazza magica di Jemaa al Fnaa, la Medina, e i souk.

 

Marrakech

Marrakech, una città magica, impossibile.

In questa città s’incontravano miti e leggende dei neri e dei bianchi, le lingue si mescolavano e le religioni si scontravano, mettendo alla prova la loro permanenza contro il silenzio intatto delle sabbie danzanti. Marrakech era il luogo sconvolgente dove i pellegrini scoprivano che anche il corpo era un dio, e che tutto il resto, compresa l’anima e la ragione, con tutti i loro sacerdoti autoritari, poteva sbiadire e scomparire del tutto, quando il suono dei tamburi fendeva l’aria. I viaggiatori riferivano che, quando la diversità delle lingue non permetteva la comunicazione, a Marrakech, la gente danzava. Mi piace l’idea di una città dove la musica e la danza prendono il posto delle parole, ogni qualvolta queste falliscono nel creare legami.

E’ proprio questo che ho visto accadere in Piazza Jemaa al Fnaa e alla medina. Ho camminato un pomeriggio intero tra i souk, nelle concerie, tra i vicoletti illuminati da luci seppia e da magici colori del cielo. Bancarelle di dolci, di fichi d’India, che per 5 dirham (0,50 €) ti fermi e assaggi una fetta di torta buonissima, i mandarini, il tè, e parli con loro in qualsiasi lingua, col tono della voce, col suono ci si capisce. E i bambini, che giocano a calcio nel covo degli ultràs Crazy Boys del Kawkab Marrakech, e il bambino con la maglietta nerazzurra di Milito, che non vuole farsi fotografare ma che ride, perché lo sa che è un gioco. E le donne che si nascondono il viso e il barbiere che mi guarda male e che “no la foto no!”. E il biciclettaio surreale. E la sera quando dopo 25 km di camminare sono arrivato in piazza i canti i suoni, i balli, i tamburi le chitarre i flauti… Mi è sembrato di recitare la parte della comparsa in un film, un mega set cinematografico di cui ho fatto parte e di cui ricordo e rivedo i fotogrammi come in un sogno con la sua colonna sonora.

 

 

Vai al Marocco Epic XC Tour

L'articolo Coast2Coast Epic Mountain Bike Tour Marocco: dall’Atlas al Sahara proviene da Coast2Coast Bike Tour.

]]>
https://www.coast2coast.it/coast2coast-epic-mountain-bike-tour-marocco-atlas-sahara/feed/ 0