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Cosa mai avrà a che fare la Cina e la regione del Timor con i  percorsi siciliani della Valle del Sosio?

Eppure, i  fossili del periodo Permiano, ritrovati nelle più antiche pietre della Sicilia, (Pietra di Salamone, la Pietra dei Saraceni e quella del passo di Burgio ), hanno dato modo ai geologi di tutto il mondo  di trovare un nesso tra la Sicilia e queste lontanissime regioni asiatiche. Queste zone erano, infatti, collegate tramite l’Oceano Tetide che faceva parte del più grande Oceano Pantalassa. Stessa genesi dei fossili, stesso tipo di fossili. La Valle del Sosio – che vi ricordiamo è una riserva boschiva che si trova tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento -, è considerata un geosito di interesse mondiale, appunto per queste sue caratteristiche. Queste rocce formatisi in profondi bacini marini, da 300  milioni sino ai circa 20 milioni di anni fa, per via del sollevamento della crosta terrestre, (orogenesi) sono poi affiorate qui e là nella Valle del Sosio permettendo ai geologi di studiare di ricostruire gli eventi  che hanno caratterizzato la storia geologica della Sicilia.
Notevoli anche i basalti osservabili nella zona del Bosco di Rifesi, testimonianza di passata attività vulcanica.
Presso il piccolo museo di Palazzo Adriano (Palermo), potrete osservare alcuni calchi dei fossili ritrovati, adesso conservati al Museo Gemellaro di Palermo. Le rocce emergenti già citate, sono tutte lungo i percorsi della guida che interessano la Valle del Sosio nella direzione Burgio Palazzo Adriano, ma anche nella zona del Castello Gristia.

La meravigliosa marna della Scala dei Turchi

Le Geologia della Sicilia è molto varia e complessa, presenta infatti zone molto diverse tra loro, da quella citata del Sosio, all’altipiano gessoso/solfifero che occupa parte della Sicilia centro meridionale (Agrigento, Caltanissetta, Enna).
Circa sei milioni di anni fa, nel periodo Messiniano, il Mediterraneo, diventato un bacino chiuso per via dell’occlusione del canale di Gibilterra,  evaporò lentamente nel corso dei millenni , consentendo la sedimentazione  di vari minerali, dai carbonati, ai gessi al salgemma per finire, probabilmente per l’azione di solfobatteri, a formare lo zolfo.
Un luogo dove è possibile ammirare questi affioramenti gessosi, disposti a strati o a volte , in incredibili disegni circolari si trova nel percorso che attraversa Torre Salsa, tra Eraclea Minoa e Siculiana Marina.
La stessa marna che forma la Scala Dei Turchi, è formata dagli  scheletri di microscopici organismi , sedimentati con argilla, formatisi sempre per l’evaporazione delle acque del Mediterraneo.

Non lontano da  Scala dei Turchi, vi è inoltre, una delle più grandi miniere di sale d’Europa, la miniera di Realmonte, profonda centinaia di metri , è dotata di larghi tunnel percorsi da autotreni che caricano il prodotto esportato ovunque. La minierà e un tangibile esempio ed uno dei risultati  dell’evaporazione del Messiniano. All’interno della miniera, oggetto dell’interesse dei media, è stata scavata una vasta cattedrale con sculture praticate sullo stesso sale.  Molto spettacolare, è visitabile solo previo appuntamento; per E’ appunto monte Narbone che rappresenta un’unità geologica  di interesse mondiale. Durante il percorso, potrete notare come il fondo del rilievo che sfiora i 500 metri sia quasi del tutto sabbioso.

 

La necropoli di Cignana, citata del corso delle stesso tour, si è formata per il dilavamento dei gessi  dovuto all’acqua che ha creato , come in mote altre zone della Sicilia, piccole grotte, che nel nostro caso sono state adibite a necropoli, Per restare sempre nello stesso tour, Punta Bianca, è formata dalla stesso materiale sedimentario di Scala dei Turchi, la marna. Nei pressi di Punta Binaca, sono visibili i resti di antiche miniere di zolfo, giusto per dare un’idea di come la zona sia geologicamente di grande interesse per via dell’evaporazione del Mediterraneo avvenuta nel Messiniano.
Tralascio in questa sede di soffermarmi sui fenomeni vulcanici già trattati nei percorsi che riguardano l’Etna e sulla complessa geologia delle Madonie che costituiscono un’altra di grande interesse geologico in quanto   vi  affiorano rocce risalenti a 200 milioni di anni fa. Ricordo, in questa sede,  alcune particolarità, già citate nella guida; lo spettacolare anfiteatro della “Quacella” , sull’omonimo monte , un anfiteatro naturale caratterizzato da ripidi versanti franosi di arenarie e carbonati e la curiosa formazione della “padella” sul versante sud di Monte Cervi, si tratta di una valle carsica, dovuta al dilavamento delle acque sulla base carbonitica , che ha creato il collasso della parte superiore, tale da  formare un ampio cerchio, mentre un canyon, nella parte inferiore, sembra essere il manico di questua grande padella.

La formazione geologica ai piedi del Tempio di Giunone ad Agrigento

A conferma dell’importanza geologica che riveste gran parte della Sicilia ed in particolare alcune zone toccate dai tour della guida, alcuni di esse sono stati catalogati come GSSP ovvero: (Global Stratotype Section and Point) siti con “oggettivi caratteri di unicità”.

Si tratta di successioni rocciose, che rappresentano per la geologia internazionale il riferimenti a livello mondiale sulla stratificazione e i loro punti di discontinuità, cioè di passaggio tra uno strato e l’altro relativamente al periodo nel quale è avvenuto. Ciascun GSSP è scelto dopo lunghe, approfondite e documentate ricerche, e votato da una commissione della ICS (International Commission on Stratigraphy)

Ebbene durante uno dei vostri Tour (Sciacca Agrigento, per esempio ) avrete occasione di passare ed osservare , se interessati, due di questi punti; uno si trova neo pressi della Villa Romana (Realmonte) e segna il passaggio del periodo Zancleano/ Piacenziano . Il limite tra Pliocene/Miocene è invece riscontrabile nel GSSP di Eraclea Minoa.

Da rilevare che i GSSP italiani sono in tutto nove, di cui due nella provincia di Agrigento lungo i percorsi compresi in alcuni dei nostri tour.

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